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Legge della manifestazione: il metodo di Neville Goddard spiegato

  • Immagine del redattore: Daniela B.
    Daniela B.
  • 1 set
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 16 set

La mia doppia lettura di Neville, la fede che mi accompagna, gli errori che ho fatto e il protocollo pratico che uso ogni sera.


Sono credente — cristiana, se vogliamo darle un nome — ma soprattutto credo in un Dio più grande di qualsiasi etichetta. Leggo la Bibbia non in senso letterale: accolgo la narrazione di Gesù come una direzione del cuore. Per questo Neville è stato una sfida e un ponte: collega meditazione (quasi-sogno) e manifestazione in modo sorprendentemente concreto. Qui non troverai formule magiche, ma pratica, con i piedi per terra.


Due storie vere (una ombra, una luce)


1) Quando l’immaginazione corre dove non dovrebbe


Un anno fa, nella notte tra il 2 e il 3 di marzo, ho avuto un brutto incidente d’auto. Nelle settimane precedenti mentre andavo al lavoro mi capitava di immaginarmi di fare un incidente. Contro un albero. Questo perché ero talmente stressata al lavoro e sul punto del esaurimento nervoso che la vedevo quasi come una via d'uscita. L'incidente è avvenuto senza una spiegazione logica e su una strada alberata su entrambi i fianchi, nel perdere il controllo della macchina per miracolo non ho colpito in pieno nessuno degli alberi a fianco strada, ma solo uscendo di strada con la ruota dietro ho sbucciato il tronco di un albero il che ha fatto capovolgere la macchina in un fosso. Per grazia, ne sono uscita illesa — ma ho capito quanto è potente l’immaginazione quando non la governi.


Foto dal giornale che ha parlato del mio incidente
Foto scattata al luogo dell'incidente

2) Quando l’immaginazione costruisce casa


Un esempio di come manifestiamo i nostri pensieri, la nostra immaginazione e i nostri desideri, in positivo stavolta è questo: da un paio d’anni visualizzavo una casa con un piccolo giardino per il mio cane. In questo anno in cui la mia vita è stata travolta dalle conseguenze di quell'incidente, ho agito: ho chiesto un contratto indeterminato, anche se nell'azienda in cui lavoravo nessuno ce l'aveva. Poi cercavo casa su tutte le piattaforme giorno e notte, una volta trovata, ho fatto tutta la trafila del mutuo e, nel frattempo, ogni sera “vivevo” in quella casa — la arredavo mentalmente, sceglievo il divano, la console all'ingesso, la carta da parati per una parete in particolare eccetera. Oggi, ci vivo da circa 4 mesi. La differenza? Desiderio focalizzato + sentimento + azione coerente.


Una delle prime foto scattate in casa nuova.
Una delle prime foto scattate in casa nuova.

Cosa prendo da Neville (in parole semplici)


  • La chiave è la preghiera come stato d’animo: un ascolto interno che mette il subconscio in accordo con il desiderio compiuto.

  • Il “sonno vigile” (stato di rilassamento pre-sonno): lì l’idea passa dal conscio al subconscio.

  • Assumere il sentimento del desiderio compiuto: non è guardare un film mentale da fuori, è sentirsi dentro la scena, qui e ora.

  • Conversazioni immaginate: parlare “dentro” con amici/colleghi come se il desiderio fosse già realtà (io lo uso con misura e etica: vedi più sotto).

  • Non fissarsi sui sensi: chiudi la porta a ciò che contraddice il tuo obiettivo, aprila a un riconoscimento anche piccolo — come la vedova e l’olio: onora quel “poco” finché trabocca.


l mio protocollo serale in 5 passi (chiaro, corto, fattibile)


  1. Definisci l’obiettivo, uno solo e ben chiaro.

Ad esempio: “Voglio una casa in quella zona, con quel piccolo giardino, in questa fascia di prezzo.”


Qui ammetto che sono ancora un po’ combattuta tra filosofie diverse: c’è chi dice che bisogna sempre darsi una scadenza precisa (“entro maggio vivrò in quella casa”), e chi invece no. Quello che però ho imparato sulla mia pelle è che c’è una cosa su cui non conviene insistere: non chiedersi mai il come.


Faccio un esempio concreto con un aumento. Immagino la mia routine mensile di quando arriva lo stipendio: mi vedo seduta al tavolo di casa, con un foglio bianco davanti e la penna in mano. Sento la sedia sotto di me, il gesto familiare di cliccare la penna. Scrivo in grande la cifra del mio stipendio e comincio a fare i conti di sempre: mutuo, bollette, rata della cucina, rata del letto, cibo del cane, spesa, gasolio, abbonamenti vari.

La differenza, però, è che invece di scrivere la solita cifra, mi immagino di scrivere quella che desidero. Una cifra più alta, più giusta per me. Continuo a fare i conti come al solito, e alla fine mi resta in mano una differenza maggiore: un respiro più ampio, la sensazione di poter vivere meglio.

Non mi chiedo da dove arriverà quell’extra. So solo che in qualche modo arriverà: una promozione, un’idea nuova, un lavoro extra, magari persino il vicinato che mi chiede di fare da pet sitter quando vanno in vacanza. Il come non è affar mio. Il mio compito è sedermi a quel tavolo e viverlo già come se fosse reale.


  1. Tempo & luogo naturali. 

Scelgo un momento e uno spazio in cui sarebbe naturale vivere già quel desiderio. Non lo colloco in un futuro lontano o in un “altrove”: lo porto qui, adesso. La mia stanza, il mio tavolo, la mia sedia diventano il luogo in cui la scena prende corpo.


  1. Accedi al sonno vigile. 

Di solito lo faccio la sera, poco prima di dormire. Vado a letto un po’ prima, quando non sono ancora assonnata, e mi concedo il lusso di “sognare volontariamente”. Non so se capita anche a te: a volte, nei sogni più difficili, quasi incubi, ho preso coscienza e sono riuscita a cambiare il finale. Oppure, da sveglia a metà, sono tornata in quel sogno e ho riscritto la storia dal punto in cui si era guastata. È incredibile la differenza: al mattino non porto con me la sensazione di sconfitta o dolore, ma un esito diverso, quasi liberatorio.


La pratica con Neville mi ricorda proprio questo: entrare in quello stato sospeso, vigile ma morbido, in cui la mente è ricettiva e pronta a essere guidata.


  1. Entra nella scena breve. 

Non serve costruire un film intero, basta una scena di pochi secondi, sempre uguale. Io uso spesso l’immagine del tavolo: la sedia sotto di me, il foglio, la penna che clicca, la cifra scritta in grande, i conti che scorrono. Non dura più di venti secondi, ma dentro ci sono peso, suono, micro-dettagli che la rendono reale.


  1. Culla la frase. 

Quando la scena ha preso vita, ripeto piano una frase, come fosse una ninna nanna. Per me è: “Grazie, è fatto.”

Non serve gridarla: è il sussurro che convince il cuore. E quando arriva quel piccolo brivido di realtà, come se per un istante fosse tutto vero, allora lascio andare… e mi addormento.


Nota etica personale: sulle “conversazioni per gli altri”, non sono totalmente d'accordo. Quindi non l'ho ancora applicato. Però mi rendo conto che il mio modo di vedere gli altri, li fa forse agire in un modo invece che in un altro. Tipo, ho un conflitto in corso con mia sorella, lei ce l'ha con me per cause non del tutto chiare. Leggendo il libro ho pensato che Il mio focalizzarmi sul suo avercela con me fa magari allontanare il momento in cui, credo, faremo pace e saremo sorelle unite.
una ragazza medita su un letto con una candela accesa a fianco
Crea il tuo spazio di meditazione nella tua camera da letto


Quando inciampo (e come torno al cammino)


Non sempre fila tutto liscio. Ci sono sere in cui mi scoraggio, altre in cui sento solo rumore. Ma con il tempo ho imparato che anche l’errore può essere parte della pratica.


  • Guardare i sensi e scoraggiarsi. A volte mi fisso su quello che non ho ancora, e mi sembra che tutto mi contraddica. Allora chiudo gli occhi, appoggio la mano sul cuore e “chiudo la porta” per due minuti. È come tirare una tenda: fuori il mondo rumoreggia, ma dentro torno alla mia scena.

  • Fare cinema, non sentirlo. Certe volte mi accorgo che sto solo guardando il desiderio da lontano, come fosse un film. Ma così non funziona: devo essere dentro la scena, non spettatrice ma protagonista.

  • Il dialogo che sabota. Il mio pensiero, a volte, sa essere il peggior nemico. Per questo uso una tecnica che porto con me da anni: guardo i pensieri come fossero treni che passano. Non ci salgo, non li fermo, non li giudico. Lascio andare e torno, con gentilezza, al mio binario: “grazie, è fatto”.

  • Voler fare troppo. All’inizio mi caricavo di mille scene, mille frasi. Poi ho capito: una scena, una frase, ogni sera. La ripetizione è il ponte che regge il peso del desiderio.


Scene che vivo davvero


  • La stretta di mano Chiudo gli occhi e sento la pressione di una mano calda sulla mia. Una voce che mi dice “Complimenti!”. L’aria della stanza, il micro-tiro del palmo, tutto diventa reale.E dentro sussurro: “Grazie, è fatto.”

  • La chiave nella toppa Sento il peso di una borsa sulla spalla, la chiave che gira: clic. L’odore di casa, la luce calda che mi accoglie. Appoggio le cose sul mobile e sorrido: questa è la mia casa.

  • La pace nelle relazioni Con mia sorella immagino un abbraccio breve, e la frase: “Ce l'abbiamo fatta, insieme siamo una forza.” Non cerco di cambiare lei: cambio il modo in cui io la vedo. E già così il muro si assottiglia.


Una piccola liturgia di sette giorni


Ho scoperto che è la costanza a trasformare i desideri in abitudini dell’anima. Per questo seguo una settimana tipo, semplice ma viva:


  • Lunedì: sogno di 3 minuti, sempre lo stesso, più la frase “Grazie, è fatto.” In realtà , questo lo ripeto ogni sera, ma se trovate più facile alternare, continuate come sotto.

  • Martedì: scrivo cinque affermazioni positive che iniziano con "Io sono".

  • Mercoledì: osservo almeno tre “treni” mentali senza salirci.

  • Giovedì: il mio sogno di 3 minuti + un gesto concreto (una telefonata, un’email, un passo pratico, anche solo chiedere al lavoro se c'è qualcosa in cui posso essere utile fuori dai miei task quotidiani).

  • Venerdì: raccolgo tre segni di gratitudine che mi mostrano che tutto si muove.

  • Sabato: una camminata lenta di dieci minuti, coltivando in me il sentimento che provo quando vedo quel sogno realizzato. "Grazie, è fatto.”

  • Domenica: silenzio. Osservo come mi sento, che pensieri mi vengono in mente, se sostengono il mio sogno o no. Questi sono segni se davvero funziona "il sogno". Prima di aver firmato il contratto per la casa o il mutuo, vedevo una cosa e dicevo "questa la porto in casa nuova", oppure "questo starebbe bene sulla consolle di casa nuova", o anche "ci vorrà un taglia erba per il giardinetto".


La mia preghiera dei 21 giorni

Quando sento dentro di me il bisogno di un cambiamento, scrivo questa preghiera ogni giorno, meglio al mattino. La scrivo in inglese perché così l'ho trovata e c'è questa parola conspire, che ha qualcosa di più dell'universo che "coopera" o che "opera".


“Universo, sono aperta, sono pronta perché tu inizi a operare in mio favore per far avverare i miei sogni. E chiedo un segno chiaro che venga nella mia realtà oggi. Sono aperta. Sono pronta. Grazie."


2 pagine del mio diario in cui ho scritto questa preghiera per 21 giorni
2 pagine del mio diario in cui ho scritto questa preghiera per 21 giorni

Libri che consiglio davvero


Se credi nella legge dell’attrazione o in quella della manifestazione, o magari sei solo curiosa di provarla sulla tua pelle, ci sono libri che vale la pena tenere sul comodino. Alcuni parlano con un linguaggio diretto e semplice, altri richiedono più concentrazione ma regalano intuizioni profonde. Sono i testi che hanno segnato anche il mio cammino, e che continuo a sfogliare nei momenti in cui voglio rinnovare la mia fede nell’immaginazione e nei desideri compiuti.


  • Neville Goddard – L’arte di credere Neville Goddard - La collezione completa: Il libro di riferimento di Neville Goddard con tutti i libri, le conferenze radiofoniche e le lezioni. Il libro che ha dato origine a queste riflessioni.[Link Amazon]

  • Rhonda Byrne – The Secret Il grande classico popolare: motivazione, storie potenti, legge di attrazione. Lo rileggerò dopo Neville nel mio percorso di sei mesi. [Link Amazon]

  • Il Kybalion (opzionale) Per chi ama i riferimenti più esoterici: parla di corrispondenze e mentalismo, e dialoga bene con l’idea di reversibilità. [Link Amazon]


Nota di responsabilità


Quello che condivido nasce dalla mia esperienza personale. Le pratiche spirituali non sostituiscono psicoterapia o percorsi medici. Usale con responsabilità e rispetto, soprattutto quando coinvolgono altre persone.


Vuoi camminare con me?


Mi sono data sei mesi per riallineare vita, lavoro e vocazione dopo il licenziamento. In questo tempo rileggerò Neville e The Secret, e altri libri condividendo recensioni, meditazioni chiare e applicabili e lezioni di vita.


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