I miei libri preferiti: quelli che mi hanno cambiato, emozionato e accompagnato nel tempo - Parte 1
- Daniela B.

- 30 ott
- Tempo di lettura: 10 min
Aggiornamento: 3 nov
I libri che cito non sono in ordine né di ricordo, né di preferenza, né alfabetico. Sono proprio messi a caso, così come mi sono venuti in mente.
I libri che non si dimenticano, non rimangono impressi tanto per la trama, o per il contenuto, ma per il momento in cui li abbiamo letti. Perché i libri non sono solo parole stampate: sono finestre aperte su noi stessi e sul mondo.
Quando ripenso ai libri che ricordo senza sforzo, mi accorgo che ognuno di loro rappresenta una fase diversa della mia vita, come se fossero amici che mi hanno accompagnata in momenti diversi, in situazione diverse. A volte in modo del tutto serendipico, come se il libro giusto fosse arrivato proprio quando ne avevo più bisogno.
1 Bibbia per bambini di Borislav Arapović
Il primo libro di cui ricordo nitidamente la lettura è Bibbia per bambini di Borislav Arapović. Non saprei dire con certezza quanti anni avessi, forse sei, ma ricordo tutto il resto con una chiarezza quasi fotografica: il divano ad angolo con il suo tessuto di velluto un po’ ruvido contropelo, la luce che entrava dalla finestra, il silenzio della casa.
Ero da sola, e quelle pagine piene di immagini vivide e colorate mi sembravano un mondo intero. Le storie mi affascinavano: il Giardino dell’Eden, Giuseppe venduto dai fratelli (la sua veste di tanti colori è ancora oggi quella che immagino ogni volta che rileggo quel passo) e poi Daniele nella fossa dei leoni, una scena che da bambina non riuscivo proprio a immaginare senza provare un misto di paura e meraviglia.
Forse è stato proprio lì che ho scoperto quanto i libri possano creare immagini più reali della realtà stessa, e come la fantasia, quando nasce presto, resti con te per sempre.
Il libro della mia infanzia, La Bibbia per bambini di Borislav Arapović, si era perso nei mille traslochi della vita. Anni fa avevo provato a ricomprarlo, ma avevo scoperto che era fuori stampa. Eppure quest’anno qualcosa mi ha spinta a riprovare. L’ho trovato e acquistato in Romania, e ho capito che non era un caso. Dopo aver finalmente chiesto un mutuo e comprato casa, chiudevo simbolicamente un ciclo: ritrovare il primo libro che ho amato proprio mentre costruivo un nuovo nido.

2 Orgoglio e Pregiudizio (e, in realtà, tutta Jane Austen)
Jane Austen riesce sempre a sorprendermi con la sua ironia e la sua delicatezza e la sua forza silenziosa. Ogni rilettura è un ritorno a casa. È stata, in un certo senso, una delle prime femministe, molto prima che la parola esistesse davvero. Ha raccontato donne intelligenti, coraggiose e indipendenti in un mondo che non prevedeva spazio per loro, e lo ha fatto con eleganza, con umorismo, e con quella lucidità che ancora oggi lascia senza fiato.
Ha ispirato film, libri, serie, reinterpretazioni infinite. Di recente ho scoperto Unmarriageable, una versione moderna di Orgoglio e Pregiudizio ambientata in Pakistan, ma non mi sono fermata lì: ho visto e letto tutto ciò che ho trovato ispirato a lei. Il mio film preferito, C’è posta per te con Meg Ryan e Tom Hanks, l’ho amato ancora di più quando ho scoperto che era ispirato a Orgoglio e Pregiudizio. E lì ho capito che l’influenza di Jane Austen si riconosce ovunque, anche quando non lo si sa in anticipo.
Tra tutti i suoi romanzi, però, Orgoglio e pregiudizio, resta quello che parla più profondamente al mio cuore. Mi ritrovo nella protagonista, in quel suo equilibrio fragile tra orgoglio e sentimento. È un libro che ti tiene sospeso tra dolore e piacere fino all’ultima pagina, facendoti soffrire e sperare insieme per Elizabeth e Darcy. C’è la perfetta lunghezza di ostacoli, il ritmo giusto tra il bastone e la carota, e intorno il ricamo sottile delle vite e le ambizioni degli altri personaggi, la scalata sociale, le convenzioni.
Non direi che tutto dell’epoca georgiana sia affascinante. Ma credo che se quell’epoca ci è così cara, è grazie a lei. Jane Austen l’ha resa viva, ironica, palpitante. E ogni volta che torno alle sue pagine, ho la sensazione di tornare a casa in un mondo che non esiste più, ma che continua a parlarci come se fosse oggi.
3 La saga Twilight
Non posso non citare la saga di Twilight, sì, quella che molti amano criticare. Ma come per tutte le saghe, il primo libro resta indimenticabile. È un ricordo d’adolescenza, un’emozione pura che nessuna critica potrà mai cancellare. Reduce da un’infanzia poco felice e immersa in quegli anni di tempesta ormonale che sono l’adolescenza, quando ci si sente incompresi, rifiutati, unici e, in qualche modo, onnipotenti. Ricordo ancora un istante preciso: avevo circa tredici anni, ero sola in camera, di notte, e leggevo quel libro alla luce fioca della lampada. Mi ricordo perfino i bottoni della poltrona su cui ero seduta. E sopra ogni cosa, l’emozione fortissima di quelle pagine. Perché questo fanno i libri che ti segnano, imprimono nella memoria un ricordo indelebile.
Ricordo l’attrazione fisica e spirituale tra Bella ed Edward che mi colpì come un fulmine, poi la paura, la tensione, l’impossibilità. Ma la parte che mi ha segnata più di tutte è quella in cui Edward abbandona Bella (nel secondo libro, New Moon): quel vuoto, quella voragine, quel freddo interiore che ti attraversa fino alla punta delle dita. Perché era un freddo che sentivo, bastava niente e lo sentivo.
È stato il libro della mia adolescenza, e credo che mi piacerebbe anche oggi, perché non parla solo di vampiri o amori impossibili: parla di emozioni assolute, di perdita, di rinascita. E in qualche modo, Twilight ha anche cambiato il corso del fantasy moderno, riportando alla luce il mito del vampiro e trasformandolo in un simbolo di desiderio, solitudine e speranza.
4 La saga di Dune di Frank Herbert
La saga di Dune di Frank Herbert è arrivata nella mia vita in modo quasi casuale. Ero a Cardiff, dove stavo finendo l’ultimo semestre di università. Durante una conversazione con il mio coinquilino, che era anche il proprietario di casa, lui me la consigliò con un entusiasmo contagioso. Così l’ho segnata su Goodreads, pensando “prima o poi la leggerò”.
Quel “prima o poi” è diventato realtà all’inizio di quest’anno, e da lì è stato impossibile fermarsi. Il primo libro, come quasi sempre accade, è stato quello che mi ha catturata di più: mi sono innamorata di Arrakis, del suo deserto vivo e spietato, del modo in cui la gente impara a sopravvivere lì, adattandosi al respiro della sabbia e alla scarsità dell’acqua. È un universo che ti travolge e ti fa sentire minuscolo, eppure parte di qualcosa di immenso.
Devo ammettere che verso la fine della saga il mio entusiasmo si è un po’ affievolito, ma l’ho portata a termine con piacere, come si fa con un lungo viaggio che, anche se faticoso, lascia un segno profondo.
5 Factfulness di Hans Rosling
Tra i saggi, Factfulness mi ha aperto gli occhi sul mondo, come pochi libri hanno saputo fare. L'ho letto durante la pandemia, in un momento in cui cercavo di dare un senso a ciò che stava accadendo nel mondo.
Spiega in modo limpido come, paradossalmente, nell’era dell’informazione siamo diventati più disinformati che mai. Viviamo sommersi da dati, grafici, percentuali, eppure spesso nelle mani di chi li usa per i propri scopi, distorcendo la realtà per costruire narrazioni più utili che vere.
Il libro mostra come i numeri possano essere illuminanti o fuorvianti, a seconda di chi li racconta e di come vengono interpretati. E ci invita a guardare il mondo con maggiore calma, ricordandoci che non tutto ciò che sembra una catastrofe lo è davvero. Viviamo in un’epoca in cui basta che qualcosa non accada da duecento anni per chiamarlo “evento eccezionale”, dimenticando che la Terra ha i suoi ritmi, le sue ciclicità, il suo tempo. Per lei, duecento anni non sono nulla, siamo noi, piuttosto, che abbiamo perso la capacità di vedere oltre la nostra scala umana.
E forse, proprio per questo, Factfulness è arrivato nel momento giusto: quando avevo bisogno di rimettere in prospettiva il mondo e me stessa.
6 La ricerca del Santo Graal di Graham Hancock
Dopo aver finito Le impronte degli dei nel 2023, un libro che mi ha letteralmente aperto la mente sulle civiltà perdute con le sue teorie affascinanti, mi ha lasciato una curiosità senza fine. Le sue teorie sulle civiltà perdute, forse più antiche e avanzate di quanto la storia ufficiale ammetta, mi hanno spinta a guardare il passato con occhi diversi. Non so se tutto ciò che propone sia vero, ma è uno di quei libri che accendono domande, che ti fanno desiderare di capire, di scavare più a fondo. Alla fine della lettura, ho subito aggiunto tutti i suoi libri alla lista dei libri da leggere, il primo dell'elenco La ricerca del Santo Graal. Volevo continuare quel viaggio tra storia, mistero e mito che Hancock sa raccontare come pochi.
Così ho prenotato il libro in biblioteca… ma non ho mai trovato il tempo di leggerlo. Troppo lavoro, troppe cose da fare. Quindi, l'ho riportato in biblioteca a luglio. Mi sono accorta che avevo lasciato una banconota da 50 euro dentro quel volume, proprio prima della partenza per Egitto. Quindi il 5 di agosto l'ho riprenotato con la speranza un po’ folle di ritrovarli ancora lì.
Quando finalmente l’ho riaperto, i miei 50 euro erano esattamente dove li avevo lasciati. Ho riso da sola perché 1 chi mai avrebbe prenotato al giorno d'oggi quel libro? 2 Le bibliotecarie chiaramente non l’avevano sfogliato. E 3 Dio mi ha voluto proprio bene.
Pochi giorni dopo sarei partita per l’Egitto, e ho deciso di portarlo con me. L’ho letto durante quei sei giorni di viaggio, finendolo proprio davanti alle piramidi di Giza. Un finale perfetto, quasi scritto dal destino: un libro alla ricerca del divino e del mistero, terminato davanti alle piramidi di Giza, luogo che, più di ogni altro, sembra custodire il segreto delle origini umane.

7 Il Kybalion
Un altro libro che ricordo perfettamente dove e come l’ho letto: ero a Cardiff, sdraiata nel letto con il mio cane accanto, immersa in un periodo di profonda ricerca interiore. Ero nel pieno di un percorso spirituale e meditativo, e Il Kybalion è stato il compagno perfetto per quei giorni. Le sue pagine sembravano dialogare con il mio silenzio, con quei momenti in cui imparavo semplicemente a osservare i miei pensieri senza giudicarli, e soprattutto a non giudicare me stessa.
Ogni giorno mi concedeva almeno venti minuti per stare ferma, respirare e lasciare che la mente si calmasse. Quelle letture e quelle pause mi hanno insegnato più di tante parole: che la vera conoscenza nasce quando smetti di voler controllare tutto e inizi solo ad ascoltare.
8 I Vangeli apocrifi
Da adolescente ero piuttosto controcorrente e non sono cambiata molto. Non mi bastava conoscere una sola verità: volevo scoprire anche ciò che stava ai margini, ciò che era stato escluso. Il Vaticano è stato spesso nei miei pensieri per le sue azioni... discutibili a volte. Non direi di essere mai stata una vera cospirazionista, ma alcune cose, come il fatto che la Bibbia sia stata rivisitata e tradotta numerose volte nel corso dei secoli, sono dati di fatto.
Basti pensare che esistono oltre cinquanta versioni differenti della Bibbia solo in italiano, e più di un centinaio in inglese, ognuna con sfumature di significato che cambiano il modo di intendere certi passi.
Proprio da questa consapevolezza è nata la mia curiosità per i Vangeli apocrifi: quei testi “non ufficiali” che raccontano un volto diverso del sacro, talvolta più umano, altre volte più mistico. Ricordo che a colpirmi particolarmente fu il Libro di Enoch, con la sua descrizione del cielo, degli angeli e dei demoni, un universo affascinante, quasi cosmico. E poi il Vangelo di Tommaso, che offre una prospettiva completamente diversa su Gesù, sulla sua infanzia e sul suo insegnamento interiore.
Leggerli è stato come aprire una finestra su una verità parallela, dove fede e conoscenza si incontrano in equilibrio instabile, ma incredibilmente stimolante.
9 Se questo è un uomo di Primo Levi
Se questo è un uomo di Primo Levi, che ho letto per la prima volta al liceo, è uno di quei libri che non si dimenticano per tutt’altro motivo. Non per piacere o nostalgia, ma per la responsabilità della memoria che lascia addosso. Perché leggere, a volte, significa anche questo: ricordare per non ripetere.
Mi ha sempre affascinata la storia dell’Olocausto, non in senso positivo, ma in quella maniera inquieta e impotente con cui si guarda qualcosa di terribile, un po’ come gli incidenti che costringono gli automobilisti a rallentare. C’è una parte di noi che non riesce a distogliere lo sguardo, e un’altra che si vergogna di guardare.
Ho letto anche altri libri sulla Shoah, ma Primo Levi è unico. La sua voce è limpida, essenziale, eppure capace di racchiudere l’orrore e la dignità insieme. Oltre al racconto della deportazione, Se questo è un uomo riflette sull’essere umano in ogni sua forma, vittima e carnefice, coraggio e paura, luce e disumanità. È un libro che ti obbliga a guardarti dentro, e una volta letto, non puoi più tornare indietro. Oltre il tema dell'olocausto stesso, riflette in profondità sull'umanità in ogni uomo.
10 Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas
Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas è il primo nome che mi viene in mente, una di quelle opere che non si scrivono più. Un intreccio perfetto di vendetta, amore e redenzione, costruito con una pazienza e una ricercatezza che oggi sembrano appartenere a un’altra epoca.
Pensare che Dumas scrisse tutto senza Google, senza nemmeno le scuole pubbliche come le conosciamo oggi. Immagino come Dumas scriveva tutto a mano, pagina dopo pagina, con la sola forza della mente e dell’immaginazione. Nessun Google a portata di clic, nessuna tastiera per correggere in un attimo, nessun Command+F per ritrovare quel paragrafo che l'aveva ispirato. Solo inchiostro, carta e fatica. Ogni parola era frutto di tempo, di ricerca, di sudore, letteralmente scritti col sudore della fronte.
Ed è forse proprio per questo che quei romanzi hanno un’anima diversa. Si sente, tra le righe, la vita vera di chi scriveva per necessità interiore, non per mercato. Oggi, circondati da strumenti che fanno tutto per noi, sembra quasi impossibile immaginare la concentrazione, la disciplina e la dedizione che richiedeva costruire un’opera così monumentale.

11 The Richest Man in Babylon, un piccolo grande manuale di saggezza senza tempo
Ricordo perfettamente dove mi trovavo quando ho terminato il libro, proprio nel punto in cui si racconta di quella coppia che aveva messo in pratica i principi spiegati da Arkad e ne aveva visto i risultati quasi immediatamente. Quelle pagine mi hanno colpita profondamente, tanto che ho deciso di applicare i consigli già mentre lo stavo leggendo.
Non mi sono fermata lì, l’ho subito passato al mio compagno che non è certo un lettore affamato come me, e anche lui l’ha letto e ne è rimasto convinto. È un libro semplice ma illuminante, che insegna a rimettere ordine nelle proprie finanze con chiarezza e disciplina.
Il principio è facile da ricordare:
10% per risparmiare,
20% per investire, e il restante
70% per vivere.
Una formula apparentemente banale, ma che cambia davvero il modo in cui guardi al denaro e, in fondo, anche al valore del tempo e della pazienza.
C’è qualcosa, in questo libro, che mi ha ricordato vagamente L’Alchimista di Paulo Coelho: quella stessa fiducia nel percorso, nella costanza e nella capacità dell’uomo di trasformare ciò che ha in ciò che sogna. Due libri diversissimi, eppure entrambi capaci di sussurrarti la stessa verità: la ricchezza più grande è imparare a credere nel proprio cammino.
E forse, in fondo, non siamo noi a scegliere i nostri libri preferiti…Sono loro che ci trovano quando siamo pronti per leggerli.
Ahhh, che ricordi.Continueremo nel prossimo post, perché certi amori, come i libri, non finiscono mai davvero e la mia lista continua.



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